Molte persone sanno che Napoli è una metropoli distesa ai piedi del Vesuvio piena di contraddizioni. Non è un segreto che Napoli sia la città dai “mille culure” : paesaggi stupendi, clima caldo, architettura grandiosa si incrociano e si fondono con vicoli veraci e colorati, con una cucina saporita e tradizionale, con un caos avvolgente in cui sacro e profano, storia e attualità, gioia e dolore hanno trovato il modo di convivere e coesistere. Nonostante la grande fama relativa alle attrazioni culturali, naturali e gastronomiche, Napoli è anche uno dei centri più creativi e fiorenti della moda italiana. La combinazione di manualità ed ingegno dei napoletani ha portato ad uno sviluppo internazionale della sartoria, il cui stile, manodopera ed eleganza sono diventati simbolo di riscatto sociale. Le radici della sartoria napoletana affondano nel lontano passato, quando già nel 1351 nacque  la Confraternita dei Sartori nella Chiesa di Sant’Eligio, vicino a piazza Mercato. Già a quel tempo, Napoli, la capitale del Regno di due Sicilie, era uno dei principali centri di moda e cultura insieme a Parigi e Londra.

Con i Borboni, nel XVIII secolo, fu fondata la Scuola dei Sarti, i cui primi clienti furono aristocratici inglesi e membri di dinastie europee, attori e uomini d’affari. La giacca napoletana, più leggera e più elegante, rispetto a quella inglese, le cui caratteristiche erano una manica accorciata che consentiva di intravedere il polsino della camicia, l’assenza di sottospalle e di fodera nelle zone della schiena e delle maniche, conquistò ben presto il mondo intero. Nel corso dei decenni, fino ai giorni nostri, sono stati fondati molti atelier, i cui marchi hanno vinto premi internazionali.

Linee morbide che offrono comfort durante il movimento, l’eleganza casual, il gioco di colori e la classe dello stile maschile napoletano sono tuttora molto ricercati. Marchi come Kiton, Isaia, Borrelli, Attolini, Rubinacci, T

ofani, Palumbo ne sono solo alcuni esempi. La sartoria napoletana si è rivelata appieno nelle camicie e nelle cravatte cucite a mano: marchi come Ulturale, Cappelli, Marinella, Barba, Matuozzo, Cilento non lasciano indifferenti esperti ed intenditori.

Tra le marche più giovani e popolari, non si possono non menzionare Harmont & Blaine, Yamamay, Original Marines, Entre Amis, Carpisa. Ma la grandiosità dell’artigianato partenopeo non finisce qui: la produzione di scarpe e borse, di cappelli e di ombrelli fatti a mano, c’è solo l’imbarazzo della scelta! Numerosi vip, come Bill Clinton, Catherine Deneuve, Woody Allen, Luca Zingaretti, il Papa, magnati e capi di stato hanno dimostrato di apprezzare l’eccellenza e l’autenticità dello stile made in Naples. Poche fonti menzionano, tranne il famoso romanzo di Roberto Saviano, che nelle piccole imprese della provincia napoletana, colossi come Dior, Prada, Louis Vuitton, Gucci, Chanel, Ferragamo, Dolce & Gabbana creano le loro opere d’arte.

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